domenica 27 maggio 2012

Cappelletti e tortellini, filosofie a confronto

L'altra sera, erano le 17 e mi stavo sbrigando a preparare la cena, avevo del brodo di pollo già pronto e volevo cucinare qualcosa di sostanzioso per le bambine che dovevano rientrare dalla lezione di nuoto. Beh, preparata la pasta all'uovo e messa a riposare, tritati e mescolati gli ingredienti del ripieno, ho iniziato a tirare la sfoglia con la macchina e a ritagliare quadrettini di circa 2 cm di lato, a riempirli e stringerli velocemente formando dei cappelletti. Da bambina nata e cresciuta a Reggio Emilia ho imparato a farlo, e senza pensarci ho formato questi fagottini con la coda all'ingiù, tipici della mia città. Dato che avevo fretta e che si tratta di una azione consueta, ho fatto tutto senza pensare troppo, ma poi, visto che non era passata un'ora ed ero già a buon punto, ho iniziato a rilassarmi e a riflettere...


Da molti anni abito a Modena, qui la forma e il nome sono diversi, anche il ripieno non è proprio lo stesso, qui molti si sono lasciati influenzare dai bolognesi e ci infilano un po' di mortadella, ma il sapore predominante è comunque quello del parmigiano reggiano e della noce moscata (tant'è che si possono confezionare ottimi cappelletti anche usando il tofu o il seitan al posto della carne...).
Ma torniamo al nome e alla forma, perchè in questo caso, come spesso accade, non tanto la sostanza ma la forma e il nome sono la vera bandiera.  Qui a Modena la coda è all'insù e si chiamano tortellini. Allora ho iniziato a chiuderli con quell'allegra codina all'insù, giusto per vedere uno di fianco all'altro l'effetto che mi facevano, giusto per provare a capirne il senso e l'essenza.  I cappelletti sono più semplici da chiudere, meno belli forse, ma per farli buoni si deve mettere abbondante ripieno, tanto da far quasi fatica a sigillarli, la coda non deve essere troppo lunga. Il tortellino è più bello, ma richiede un pochino di pasta in più (o un pochino di ripieno in meno), perchè appunto dobbiamo piegare all'insù la coda, che deve svettare, quindi ad un risultato estetico più gradevole corrisponde in realtà una minor ricchezza, e un po' meno sapore.
 In entrambi i casi la bravura consiste nel fare dei quadratini di pasta molto piccoli, e farne quindi tantissimi, come coriandoli saporiti nel piatto di brodo... Se invece si pensa di condirli con burro o panna si possono fare un po' più grandi. Devo dire che nonostante l'affezione che provo nei confronti del cappelletto, il risultato estetico dei tortellini è impareggiabile, senza contare che la pasta forma dei punti di maggior spessore nelle pieghe che tengono bene la cottura rimanendo consistenti anche dopo prolungata immersione. Ma questi due doni del nostro passato, mi fanno tenerezza, visti così uno vicino all'altro... Il cappelletto come un bimbetto paffuto guarda la sua vicina di banco, che vezzosamente mostra un bel fiocco rosa! Ecco: maschile e femminile, principi che non sono opposti ma complementari, virilità e grazia, un po' di entrambi in ognuno... Uniti nel piatto e nel destino, questi sigilli di antica sapienza hanno avuto infine lo stesso scopo: regalare felicità!

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